Criticava l’attaccamento sfrenato alle cose materiali col fine di raggiungere beni e soddisfare desideri personali attraverso un sentimento edonistico.
"Bisogna, nello spingere le folle alla riscossa, insegnar loro che se occorre conquistare il pane è perché il fisico, nutrito permetta al cuore di battere, di sognare e di amare gli altri, dimenticando se stessi; e se occorre conquistare il benessere materiale è solo perché la mente libera dagli assilli della miseria, in un ambiente più fino, possa affinarsi essa stessa, per servir meglio la causa dell’umanità e compiere la volontà Divina".
Era evidente quanto, per Marianna, fosse importante portare avanti una missione di bontà e di impegno, lontano dal puro tornaconto personale, giacche non nel "pane", non nel benessere o nel godimento materiale né nella conquista sta la felicità di un popolo, bensì nel servire la causa dell’umanità, compiendo la volontà Divina.
Era convinta che l’uomo della "nuova società", senza più ingiustizie di classe, potesse vivere con la “materia” vinta e assoggettata dall’intelletto e dallo spirito fatti consci.
La "voragine del Desiderio" è, per Marianna, cosi profonda che nulla può colmarla. Più si appagano i desideri e più l’egoismo umano "insaziabilmente desidera".
"…Stolto è dunque l’illudere le folle inconsce, che nell’assetto economico ideato da Marx, sta "tutta" la felicità".